giovedì 2 febbraio 2012

NETHILITH - From Nothingness


Ieri sera mi sono lasciato volentieri andare a un breve sfogo death metal. Su consiglio di David degli UNDERGANG (UH!) ho dato un'ascoltatina al demo d'esordio dei NETHILITH, terzetto inglese (di Bristol) fautore di un death metal vecchia (-issima) scuola di matrice europea. Il materiale di "From Nothingness" suona come una via di mezzo tra la scuola svedese e quella finlandese... suoni crudissimi, canzoni snelle, ma un certo gusto per le atmosfere. Insomma, questi picchiano, ma non perdono la testa. Mi hanno colpito soprattutto i riff di chitarra, molto afilati e "orecchiabili", e le strutture dei brani, che ruotano attorno a pochi concetti e si esauriscono dopo un pugno di minuti. Questa band pare essere riuscita a ricreare quell'ingenuità che animava i prime mover della scena... sembra quasi che abbiano ascoltato pochissimi album prima di cimentarsi nel loro materiale. Pare che non sappiano niente di "cosa sia venuto dopo" un certo anno (diciamo l'89): il modo di comporre molto sobrio e "punk" sembra quello dei Nihilist, come se appunto questi ragazzi siano andati allo sbaraglio come i loro idoli oltre 20 anni fa. Solitamente chi si dedica oggigiorno a una musica così "vecchia" non riesce a nascondere completamente il fatto che sia stata per l'appunto confezionata in tempi recenti, quindi dopo aver, anche involontariamente, subito l'influenza degli ascolti di intere discografie dei classici. Per intenderci, se un gruppo di teenager dei giorni nostri si mette a suonare alla Entombed vecchia maniera senza pensarci troppo su, probabilmente non riuscirà a copiare del tutto lo spirito di un "But Life Goes On...", perchè magari, nonostante tutti gli sforzi, la produzione sarà sempre e comunque un pelo più pulita rispetto a quelle di quel demo, oppure perchè in una canzone ci saranno troppi riff (perchè i ragazzi magari avranno ascoltato anche un "Clandestine" assieme a tutto il materiale precedente, che è ben più zozzo). Insomma, i NETHILITH su questo demo danno quasi l'impressione di essere usciti da una macchina del tempo costruita a fine anni '80/primi anni '90. Non è cosa da poco!

mercoledì 1 febbraio 2012

THE HAXAN CLOAK

 
Mentre girovagavo per Londra settimana scorsa, mi sono imbattuto in questo album in un negozio di musica. Il tizio dietro il progetto deve avere qualche conoscenza all'interno dello store, altrimenti non si spiega come mai una uscita tanto underground fosse disponibile nei lettori per il pre-ascolto, accanto a varia roba indie-rock che tanto va in Inghilterra. Comunque, non è niente di metal/hc: THE HAXAN CLOAK è sostanzialmente un progetto ambient-noise dietro cui si cela tale Bobby Krlic, il quale cura in prima persona ogni singola nota o rumore di questo dischetto. Gli strumenti principali sono violino, cello, percussioni e synth, ai quali vengono aggiunti un pizzico di chitarre e "field recordings" (ovvero registrazioni di suoni della campagna e/o urbani). Insomma, niente che faccia scapocciare. È musica d'atmosfera, che magari qualcuno potrà associare alla scena drone/doom di gente come SunnO))) o Earth, ma che in concreto non è definibile "metal". In ogni caso, quando sono in vena, questa è roba che mi fa quasi cagare sotto, se ascoltata al buio nella serata giusto. Ha un che di minaccioso che trovo molto peculiare. Decisamente una bella scoperta.