venerdì 4 novembre 2011

KONKHRA - Sexual Affective Disorder


Almeno nella mia cerchia di amicizie/conoscenze di metà anni '90, band come i KONKHRA e i Gorefest rappresentavano solitamente uno dei primi passi all'interno di un genere chiamato death metal. Le grosse dosi di groove, i riff pastosi, le ritmiche mai troppo veloci e le strutture chiare di queste band erano abbastanza facili da digerire e non costituivano un passaggio brusco per coloro che venivano dal thrash o addirittura dal classic-power. Io avevo già buona familiarità con la vecchia scuola svedese quando sono entrato in contatto con questi gruppi, tuttavia le mie vascate di Konkhra me le sono fatte, eccome! Ricordo in particolare una gita del liceo in Sicilia, in cui mi sono svitato la testa a suon di "Spit Or Swallow". Sono tornato che volevo assolutamente comprarmi una bandana come Anders Lundemark. In ogni caso, in questi giorni ho recuperato il debut "Sexual Affective Disorder" (Progress, 1993), album inferiore a "Spit...", ma pur sempre bellino! Sicuramente è uno dei lavori più in vista della scuola death danese, scena spesso sottovalutata, ma che negli anni '90 ha regalato un buon numero di perle per i cultori dell'underground. "Sexual..." venne registrato nei mitici Sunlight Studios in Svezia (Entombed, Dismember, ecc) e ovviamente presenta qualche punto di contatto con il sound dei vicini di casa. Ciò nonostante, già qui si sentono le varie peculiarità dello stile futuro della band, che molto spesso fa leva su riff stoppati e cadenze pachidermiche che guardano oltre il death metal. Già all'epoca i Konkhra erano evidentemente ascoltatori a 360 gradi, con un orecchio attento a captare anche le tendenze americane dell'epoca (cosa intuibile anche dalla loro immagine, più vicina a canoni USA che europei). Per intenderci, un gruppo come gli Entombed, se variava, guardava soprattutto all'hardcore e all'hard rock, mentre i Konkhra guardavano ai Pantera, che allora erano la "big thing" della scena metal mondiale, sull'onda del successo di un capolavoro come "Vulgar Display Of Power". Tornando all'album, "Sexual..." si segnala anche per essere l'ultimo disco del gruppo a vedere il contributo di Claus Vedel, chitarrista che qui si divideva anche le linee vocali con Lundemark: quest'ultimo si occupa del growl/"vocione", mentre Vedel tira fuori uno screaming un po' più aperto. Per la verità, il suo stile non mi è mai piaciuto troppo, ma in questo tipo di "duetti" tutto sommato ci stava. Insomma, quando ho voglia di ascoltare del death metal sobrio e abbondantemente ignorante, i primi due album dei Konkhra sono sempre un gran sollazzo. Prima o poi, qui o in altra sede, parlerò anche del discone "Spit Or Swallow".




Nessun commento:

Posta un commento