giovedì 20 ottobre 2011

Nostalgiaplatz

Mi scusino eventuali lettori, ma oggi mi va di usare questa pagina come diario e di scrivere di cazzi miei. Essenzialmente perchè recentemente ho fatto dei sogni associati alla mia adolescenza, probabile conseguenza del ritrovamento di alcuni vecchi biglietti di concerti e di qualche foto. Sono giunto alla conclusione che se oggi amo così tanto ascoltare e scrivere di musica è perchè ho vissuto un'adolescenza (e, per certi versi, persino tarda infanzia) intensissima a livello musicale. Ho in particolare a cuore la metà degli anni '90. A dire il vero, ho iniziato ad appassionarmi di musica "pesante" un po' prima, addirittura quando stavo finendo le scuole elementari, grazie a una cassetta degli AC/DC e a una degli Entombed vinte alla lotteria (detta "pesca") dell'oratorio di Vimodrone, il paese nei pressi di Milano dove sono cresciuto. Però la vera svolta ha avuto luogo qualche anno più tardi, quando mio fratello ha iniziato a frequentare un liceo a Milano e ha conosciuto dei "metallari" in erba come noi. Nel giro di qualche mese la nostra casa divenne teatro di scambio di CD, cassette e quant'altro. Ricordo i primi ascolti di "Wolverine Blues", "Heartwork", "Soul Of A New Machine" o "Skydancer" e la comparsa delle prime t-shirt propriamente "metal", le quali però venivano indossate solo da mio fratello, perchè all'epoca venivano prodotte solo in taglia XL (non so come mai, ma sino ai primi anni 2000 tra le band vigeva sta concezione che l'ascoltatore metal medio fosse solo grande e grosso!). In quei primi anni ogni album veniva minuziosamente studiato da cima a fondo, secondo per secondo, perchè, senza internet, la mole di nuovi "arrivi" non era mai particolarmente grossa, quindi ogni volta che ricevevi qualcosa di nuovo da ascoltare ti ci buttavi a capofitto e non ti staccavi da esso almeno per un paio di settimane. Poi ricordo i primi concerti: eravamo talmente esaltati che ci recavamo al locale ore e ore prima dell'apertura dei cancelli per stare lì con altri fan e pregustare la serata. Se erano a Milano, all'andata si faceva il viaggio in metropolitana, mentre al ritorno a volte veniva a prenderci nostro padre, che di lì a poco iniziò a interessarsi anch'esso a quella musica, dandoci modo di riuscire a vedere molti più concerti rispetto alla media e di realizzare veri e propri sogni, come, ad esempio, il Wacken 1998. Mio padre guidò 15 ore all'andata e 15 ore al ritorno per portare un ragazzino nel profondo nord della Germania per assistere a quello che già allora era il festival metal più grande al mondo. Inutile sottolineare come al ritorno "me la tirai" come un pazzo con amici e conoscenti! Sì, me la tirai proprio senza ritegno, però abbiate pazienza... immaginate un ragazzo italiano di 16 anni che riesce ad andare a un festival del genere quando buona parte dei suoi coetanei o delle gente che frequenta abitualmente ai concerti e ai locali metal della zona non ha quasi idea di che cosa sia. Quello fu un evento topico per il consolidamento della mia passione, così come alcuni dei concerti che ebbero luogo attorno alla metà degli anni '90. Dal World Domination tour con Dark Tranquillity, Enslaved e altri, al mitico Death + Benediction, passando per Cradle Of Filth + Opeth, Machine Head + Entombed + Misery Loves Co., In Flames + Borknagar, Hypocrisy + Meshuggah o Kreator + Dimmu Borgir + Krisiun... e chissà quanti me ne dimentico. Questi concerti erano molto più piccoli rispetto a quelli di oggi: la maggior parte di essi aveva luogo al Rainbow, locale ormai leggendario per i concerti milanesi, e nel giro di un paio di show finivi per conoscere di vista praticamente tutti. Le facce erano sempre quelle. Ho iniziato ad andare ai concerti per conto mio proprio attorno ai 16 anni, quando mio fratello ha iniziato a staccarsi un po' dalla "scena" e io, al contrario, ho cominciato a diventare sempre più fanatico di sonorità estreme e underground. La svolta vera c'è stata quando finalmente ho conosciuto dei ragazzi che avevano la mia stessa passione, attorno appunto ai 15/16 anni. Per la cronaca, uno di questi, Marco, è stato il batterista dei Node per alcuni anni ed è l'attuale drummer di Pino Scotto... ahah! Ho conosciuto lui e un altro mio grande amico dell'epoca, Dario, tramite mia cugina. Mi si spalancarono mille porte grazie a loro: finalmente avevo qualcuno con cui uscire e fare "cose metal" se mio fratello non aveva voglia. Ci trovavamo ogni sabato pomeriggio dopo la scuola, solitamente davanti a Mariposa, storico negozio di dischi (principalmente metal) sotto il Duomo di Milano. Il nostro pellegrinaggio iniziava lì, poi ci spostavamo verso il Sound Cave (il negozio della mitica Avantgarde Music) e poi in fiera lungo i navigli. Lì passavamo al setaccio tutte le bancarelle di dischi usati. Tra usato e nuovo, solitamente ognuno di noi ogni sabato acquistava un album e una cassetta TDK vergine: poi, una volta a casa, ognuno faceva una copia del disco su cassetta e il weekend dopo la portava agli altri. In questa maniera, ogni settimana avevamo 3 album nuovi da ascoltare. In questo periodo iniziammo tutti a sviluppare i nostri gusti: tutti tendevamo verso l'estremo, ma qua e là ascoltavamo anche qualcosa di più classico. Eravamo, ad esempio, anche fan dei vecchi classici thrash (Overkill, Kreator...) e della vecchia scena power, dai Blind Guardian ai vecchi Rage. Il grosso degli ascolti, comunque, era rappresentato da vagonate di death e black metal o comunque da tutto ciò che all'epoca veniva prodotto dalle maggiori etichette europee underground. Ci sentivamo quasi parte di un circolo elitario. Lo facevamo senza cattiveria, ma eravamo fieri di avere questa passione e di conoscere così tanta musica oscura. Ostentavamo la cosa in ogni momento, non eravamo come "quelli che non vanno oltre i Pantera e i Metallica". Noi divoravamo roba targata No Fashion, Black Sun, Wrong Again, Peaceville, Nosferatu, Polyphemus, Candlelight, Holy, Die Hard... Per approfondire la conoscenza furono importanti anche riviste come il vecchio Grind Zone o Metal Shock: gli articoli non sempre erano di qualità sopraffina, però erano utili a portare certi gruppi alla nostra attenzione. Non sempre ci fidavamo delle recensioni, ma almeno ci facevamo un'idea di che cosa suonassero. Solitamente poi ci facevamo ispirare dalla copertina o da qualche volantino. Ogni tanto da Mariposa riuscivamo anche ad ascoltare qualcosa "a sbafo", cosa utile per non comprare dischi che poi ci avrebbero fatto cagare. In ogni caso, solitamente anche se l'acquisto si rivelava un buco nell'acqua, facevamo di tutto per non ammetterlo. Se lo avevamo comprato con i nostri soldi, il disco non era mai una cagata, al limite era "un po' noioso". Anzi, un po' "polpettone". Questo era un termine molto in voga fra di noi. Nessuno voleva passare per il cretino di turno che si era fatto abbagliare e aveva buttato i soldi nel cesso. Passavamo ore a difendere le nostre scelte. Ad esempio, ricordo discussioni epiche su "Outcast" dei Kreator, che dopo i primi 4 pezzi si perdeva e, onestamente, rompeva un po' le palle. Non era brutto, era un po' "polpettone". Lunga vita ai dischi-polpettone. Altri scambi di CD e cassette avvenivano al Midnight, locale che all'epoca rappresentava il ritrovo principale della scena metal milanese (e delle Bestie di Satana, alcune delle quali erano, ahimè, mie buone conoscenze, ma questo è un altro discorso). Cristina dei Lacuna Coil lavorò come cameriera lì per un po', se non ricordo male. Tutta quella gente che si vedeva al Rainbow per i concerti la trovavi anche lì. Bevevamo solitamente Snakebite in red, ovvero birra con un goccio di sciroppo all'amarena e davamo vita a discorsoni su band oggi dimenticate da dio come Konkhra o Necromass. Non potevamo tirarla per le lunghe però, perchè quasi nessuno aveva ancora la patente e bisogna correre a prendere l'ultima metropolitana per rincasare. Il massimo, comunque, era quando vi era un concerto di sabato sera... quello rappresentava un lusso vero e proprio: pomeriggio in pellegrinaggio per negozi e poi concerto. Non capitava spesso, ma quando era così godevamo come pazzi. Insomma, tra i 12 e i 17 anni ho praticamente vissuto in funzione del metal: studiare mai, figa niente o poca, musica tantissima... da scoppiare! D'altronde, chi cazzo aveva voglia di tradurre un paragrafo di latino o di passare un pomeriggio al centro commerciale con una tipella che non sapeva nemmeno cosa fosse un basso quando potevi passare un paio d'ore a tradurre i testi nel digipack di "Esoptron" mentre riascoltavi "Above The Light"? Metal nerd to the death!

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